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Data: 21/04/2022 - Ora: 09:47
Categoria:
Cultura
Commento al Vangelo della II domenica di Pasqua
Non siamo molto diversi, in questo nostro triste tempo, dai discepoli, nel cenacolo, paurosi della
violenza, del giudizio, dell’essere tagliati fuori dal contesto sociale.
Se vogliamo leggere però, all’origine, il nostro eccessivo timore, troviamo in noi, così come negli
Apostoli, dopo la Crocifissione del Signore, una grande povertà di fede, che non ci permette
d’incontrare il Risorto, nostro vero Bene: vita che non muore.
Porte sbarrate, voci basse, sguardi timorosi al minimo rumore: i discepoli temono di dover patire,
senza essere pronti, anche loro, persecuzione dolorosa... ma, all’improvviso, nonostante i
chiavistelli, arriva il Signore, in un baleno luminoso. Il suo Corpo glorioso supera gli sbarramenti e il suo augurio festoso "La Pace sia con voi" riporta la serenità e la gioia perdute nel cuore dei suoi.
Gesù, che sa benissimo quale fragilità abiti in loro, offre ai presenti nel Cenacolo il Suo Spirito,
infondendo nei timidi apostoli, la fortezza, virtù che li renderà suoi testimoni, fino al martirio.
Anche noi abbiamo molto bisogno di convertire le nostre potenzialità spirituali assopite, per
l’abituale assoggettamento al comune sentire (tiepida fede), in una adesione coraggiosa,
manifesta, schietta, al Vangelo del Signore.
… Anche, per la nostra esistenza, è urgente insomma che il Risorto ci offra il Suo Spirito, potente,
liberante, capace di svincolarci dall’indifferenza, che ci va smorzando le energie spirituali migliori.
Il cambiamento auspicato è racchiuso tutto nel dono di Sé, che, nella Pace, porta agli uomini il
Risorto.
È assente, a questo incontro nel Cenacolo, uno degli Apostoli, Tommaso, che resterà
esplicitamente incredulo, quando gli amici gli racconteranno dell’apparizione del Maestro risorto.
(Probabilmente il pensiero di Tommaso ondeggia tra il timore che gli "altri" si siano fatti vincere
dalla suggestione, data per eccessivo desiderio di rivedere il Signore, dopo la Crocifissione, vivo, e
l’interrogativo "Se è venuto perché non ha aspettato ci fossi anch’io?", dettato dell’amarezza del
sentirsi escluso). Otto giorni dopo, Gesù riappare e, condiscendente, tenero, si avvicina
all’Apostolo incredulo, invitandolo, per divenire credente, a mettere il dito nel segno dei chiodi,
rimasto indelebile sulle sue mani, e a penetrare nel Suo costato, che resterà, per sempre, aperto.
Commovente la resa dell’Apostolo Tommaso, che ci lascerà una fra le più significative e profonde
espressioni della fede cristiana, nelle sue parole "Signore mio! Dio mio!".
Tutti noi, come l’Apostolo, divenuto credente, abbiamo bisogno di contemplare le piaghe adorabili
del Risorto-Crocifisso, che hanno il potere di guarirci, aprendoci alla Vita in Dio, da redenti.
Cambieremo così la monotonia faticosa del nostro tempo quotidiano in una gioiosa esperienza, da
compiere, in compagnia del Cristo, vivo, nella Sua luce intramontabile: E’ il Risorto!
Autore: Mariagrazia Camassa
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