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I 50 anni dell'Humanae vitae di Paolo VI. Cosa resta di quell'enciclica politicamente scorretta.

Data: 19/07/2018 - Ora: 12:21
Categoria: Cultura

paolo V

Oggi su Famiglia Cristiana

Parlò di sesso, di amore e di vita. Il dibattito che ne seguì svilì la ricchezza delle riflessioni fatte da Paolo VI fino a ridurre il tutto al "no alla pillola". L'Humanae vitae fu la settima a e ultima enciclica di Giovanni Battista Montini (che Francesco proclamerà santo il prossimo 14 ottobre) Paolo VI: la più "politicamente scorretta" del suo Pontificato. Datata 25 luglio 1968, pubblicata quattro giorni dopo, sfidò natura e conclusioni della rivolta sessuale che agitava quel periodo pur parlando apertamente - con delicatezza e passione - di temi fino ad allora tabù per la Chiesa.

A distanza di cinquant'anni Famiglia Cristiana s'interroga su ciò che ne resta oggi. Lo fa nel numero in edicola ospitando le riflessioni di Francesco Belletti, direttore del Cisf (Centro internazionale studi famiglia) e del giornalista Luciano Moia, autore del libro-inchiesta Il metodo per amare (Edizioni San Paolo) che tracciano un bilancio e analizzano le questioni ancora aperte.

"Per papa Montini questa enciclica fu un punto di svolta estremamente doloroso", scrive Belletti, "da possibile "innovatore" della Chiesa si ritrovò etichettato e accusato di "conservatorismo", di scarso coraggio, per alcuni anche di aver tradito la potenza rivoluzionaria del concilio Vaticano II. Lui stesso sicuramente ebbe a soffrirne». Uno dei punti centrali del testo fu l'indicazione dei metodi naturali. Per Belletti, si tratta di un'«importante palestra di umanità nella coppia anche se sono stati scarsamente utilizzati e poco rilanciati a livello pastorale». Sul punto, concorda anche Luciano Moia: «L'Humanae vitae è stata la "profezia" di Paolo VI che ha valore ancora oggi», sostiene, «quanto ai metodi naturali, oggi il 99 per cento delle coppie praticanti non è nelle condizioni di osservare quelle norma. Bisogna comprenderne i motivi e agire di conseguenza. Le risposte ai questionari del doppio Sinodo sulla famiglia hanno evidenziato, a livello mondiale, una rimozione collettiva del problema contraccezione".

«Forse per capire meglio il percorso dall'Humanae vitae all'Amoris laetitia di papa Francesco è importante uscire dalle sacrestie e dare un'occhiata al mondo intorno a noi, con messaggi che già nel Sessantotto (l'anno dell'enciclica, non dimentichiamolo) erano potenti», osserva Francesco Belletti. «In primo luogo l'esercizio della sessualità come gioco, come libertà assoluta, per arrivare, oggi, a un pansessualismo in cui viene spesso calpestata la dignità della persona (e soprattutto della donna, se non addirittura dei bambini), in cui l'atto sessuale è spesso "il primo incontro" tra i due, magari all'inizio dell'adolescenza, anziché il completamento di un percorso di integrazione tra due libertà. Dove l'atto sessuale è "vuoto", perché indirizzato a sé stessi, anziché pieno di senso, proprio perché riempito dall'altro. Ma ricordiamo anche il grande dibattito sulla cosiddetta bomba demografica, a livello internazionale, che nascondeva le macrodisuguaglianze economico-sociali tra le varie parti del mondo dietro l'allarme del "Siamo troppi", e obbligava a scambiare aiuti al Terzo mondo con campagne di family planning attuate con pillole, aborto e sterilizzazioni di massa più o meno obbligatorie. E oggi, paradossalmente, tutte le società occidentali si scontrano con un progressivo e drammatico crollo della natalità, segno di una più ampia e ancora più drammatica incapacità di generare e accogliere speranza, futuro e vita. Occorreva davvero, allora come oggi, una voce profetica per ricordare, oltre la casistica dei metodi, il cuore del messaggio, cioè la bellezza della vita umana, o, come iniziava proprio l'Humanae Vitae, «il gravissimo dovere di trasmettere la vita umana, per il quale gli sposi sono liberi e responsabili collaboratori di Dio creatore».

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