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Gallipoli. I residenti del centro storico chiedono meno negozi, i commercianti rispondono

Data: 28/02/2019 - Ora: 11:43
Categoria: Economia

gallipoli

Matteo Spada risponde all'Associazione Abitanti

Pochi giorni fa, in occasione della elaborazione del prossimo bilancio di previsione 2019, l’Associazione Abitanti e amici del centro storico, coinvolgendo altre realtà e associazioni locali, ha infatti richiesto regole sempre più ferree per impedire le "occupazioni selvagge" del suolo pubblico da parte delle attività di ristorazione con lo stop di nuove licenze; ha chiesto inoltre di dichiarare il centro storico "zona satura" e limitando la trasformazione di appartamenti in B&B, case vacanze e strutture ricettive varie; e la realizzazione infine di nuove politiche abitative (tra cui sgravi fiscali ai residenti) per consentire il ripopolamento del centro storico.

Il presidente dell’ "Associazione Commercianti e imprenditori di Gallipoli", Matteo Spada, interviene in merito per le quali l’Associazione presieduta da Spada non è stata interpellata.

In una lettera inviata all’Amministrazione Comunale ed al Presidente del Consiglio Rosario Solidoro,
Spada scrive: "Non vogliamo sicuramente andare a creare una spaccatura sociale tra categorie e dunque associazioni. Associazioni che con fatica operano sul territorio e che in più occasioni non abbiamo mancato di elogiare e che raccolgono le istanze dei diversi portatori di interesse: cittadini, commercianti, sportivi, artisti, ecc. Va inoltre riconosciuto che, la convivenza di più interessi (non per forza conflittuali tra loro) all’interno di un territorio così limitato negli spazi come la nostra città, può creare qualche problema, al quale solo il rispetto reciproco ed il dialogo può portare ad una soluzione condivisa;
Ed è in quest’ottica che va letto il nostro dispiacere di non essere stati consultati e di non essere stati resi partecipi di questa iniziativa, così come invece è stato fatto con le altre associazioni che hanno scritto e firmato queste proposte. Lungi da noi, sia chiaro, essere considerati come i custodi delle politiche commerciali; ma, se l’intenzione è quella di andare a migliorare la vita dei cittadini, bisogna tenere presente che questa passa anche dall’economia e dalle attività commerciali che operano sul territorio.

Se si voleva arrivare ad una regolamentazione condivisa non era dunque necessario arrivare a questa rottura; e se l’obiettivo ultimo è quello di migliorare la vita di tutti, non va fatto l’errore di non considerare i tanti altri fattori che incidono sulla realtà in cui viviamo. Il primo, che tanti commercianti sono anche cittadini di Gallipoli e che, fino a prova contraria, il centro storico non è realtà a parte, ma fa sempre parte della città di Gallipoli; se andiamo poi a considerare che una fetta importantissima di reddito pro capite dei gallipolini, e non solo di quelli residenti nel centro storico, ma in generale, deriva dal centro storico; e se consideriamo infatti che un’ampia fetta di cittadini gallipolini occupati, lo sono in un’ attività commerciale del centro storico; se andiamo dunque a considerare tutto questo come appartenente ad un unico sistema economico, ci chiediamo: come può un’associazione di cittadini, fare un’assemblea o una riunione (o più di una), con l’assessore al centro storico Biagio Palumbo, senza la presenza almeno dell’assessore al commercio, visto che si tratta di tematiche trasversali? A che pro? Se il fine ultimo è migliorare Gallipoli, ci chiediamo: perché escludere una categoria organizzata di oltre 300 soci come la nostra associazione? Inoltre inviterei i membri dell’associazione ad informarsi circa la storia e l’evoluzione di Matera, vittima della desertificazione da parte dei cittadini e rinata proprio grazie agli investimenti degli imprenditori fino a diventare città della cultura 2019.

Noi comunque leggeremo le loro valutazioni, faremo di conseguenza le nostre e accettiamo il loro invito di ignorarci l’un l’altro.
Siamo infine delusi che l’assessore Palumbo faccia delle riunioni senza invitare le categorie interessate; perché, fino a prova contraria, è risaputo che le politiche di carattere commerciale devono essere discusse dall’assessore con delega al commercio (quindi ad oggi il nostro Sindaco Stefano Minerva), insieme con l’associazione commercianti. Se vogliamo che questi incontri possano incidere sulle logiche politiche, bisogna ovviamente considerare le necessità dei residenti; però, se è vero che una città è felice se i propri residenti sono felici, è altrettanto vero che, se l’imprenditoria ha scelto di investire nel centro storico, venga data la possibilità agli imprenditori di non vedersi costantemente ostacolati nel dover fare ciò che è il loro mestiere, cioè produrre reddito e creare occupazione.


Non solo i residenti, ma anche chi investe nel centro storico vorrebbe un posto pulito, con i basoli a terra, con una illuminazione che funzioni come si deve, con un centro di assistenza al turismo, con un centro di informazioni per le chiese e i luoghi di cultura ed altri servizi di cui noi ci facciamo portavoce già da tempo, se uno dei problemi avanzati dovesse essere questo. Ma queste non sembrano essere le priorità degli amici del Centro Sotrico, che vorrebbero addirittura appropriarsi del 50% della Cosap, contro ogni logica (e legge). Vorrebbero dunque rifarsi sui canoni pagati dagli stessi imprenditori che loro stessi combattono! Richiedendo poi un contemporanea "abbassamento delle tasse".
Per concludere, se il problema è che d’inverno il centro storico è deserto, la soluzione sarebbe allora limitare pure quell’ (ormai piccola) economia che si crea in estate, in contrasto con tutti gli orientamenti sia della politica internazionale sia della dottrina politico- economica del liberismo del mercato che detta le regole? Per tutti questi motivi, non si può vietare la creazione di altre attività; bisogna essere competitivi, sottostare alle leggi del mercato prim’ancora che a quelle dello Stato, perché il numero preciso di operatori in un centro storico li decide il mercato, ed investimenti, crescita e qualità non faranno altro che favorirne le selezione naturale. Quindi, i residenti del centro storico riuniti in questa associazione, non possono assolutamente dettare le regole o comportarsi come se il centro storico fosse una realtà a parte o una loro proprietà: il centro storico è una risorsa di Gallipoli ed anche del Salento e non può essere assolutamente considerata una proprietà privata sulla quale solo loro hanno diritto".

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