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Data: 07/05/2021 - Ora: 12:04
Categoria:
Cultura
Pure la inevitabile tristezza di questo periodo storico non può oscurare la luce della Resurrezione
Questa Pasqua, così come quella dello scorso anno, ha avuto un sapore
particolare: è sembrata la sfida opposta alle tenebre, stese sul mondo dalla
grave pandemia che ha mietuto milioni di vite umane.
Pure la inevitabile tristezza di questo periodo storico non può oscurare
la luce della Resurrezione, latrice di una gioia quieta, interiore, presente in
ogni discepolo. Durante il perdurare del Tempo Pasquale (50 giorni), in
chi si accosta, con fede, alla Parola e all’Eucaristia, vive la gioia che, nata
dalla Relazione Trinitaria, si effonde nel creato e tutto di sé avvolge,
predestinandolo all’Eternità. Né la morte, causata dal Covid, può avere
l’ultima parola; essa resta solo un sofferto passaggio, per quanti, morti al
mondo, hanno seguito il Risorto nell’Eternità, promessa da Gesù stesso nel
Vangelo: "Vado a Prepararvi un posto"!
- Vivremo in eterno, nel grembo del Padre - questa è la certezza,
all’origine della nostra Fede.
Nella I Lettera di S. Giovanni Apostolo, in questa VI domenica di
Pasqua, troviamo infatti annunciato: "Dio ha mandato nel mondo Suo
Figlio Unigenito, come vittima di espiazione, perché avessimo la Vita"
(eterna).
L’Onnipotenza del Padre è quindi determinata non da una prova di
forza che s’impone, ma dall’Amore, che Egli esprime nel donarci Gesù,
come Salvatore, offertosi fino alla morte di croce. È ancora l’Amore
onnipotente che opera nel Dio, Uno e Trino, che (nel Figlio) converte i
peccatori, guarisce i malati, e tutti attrae verso il Suo Cielo.
A noi, bisognosi di vedere per credere, gli Atti degli Apostoli presentano:
-Saulo, persecutore, divenuto l’Apostolo;
-i cristiani del tempo che affrontavano prove di ogni genere per
testimoniare il Risorto, con il Quale avevano camminato da Gerusalemme
a Emmaus (i due discepoli);
- i discepoli che avevano fatto una pesca abbondante, dopo una notte di
lavoro inutile, a Genezaret, nel lago, e si erano sentiti investire di poteri
sacerdotali, loro, pescatori, che da paurosi, culturalmente insignificanti e
increduli, verranno in tutto il mondo, capaci di testimoniare, con il loro
martirio, che Gesù Cristo è Risorto e, primo tra i fratelli, vive nel Padre.
E noi? Possiamo, come i primi cristiani, divenire credibili, raccontando
con la nostra vita da convertiti che il Signore si è fatto visibile, e in LUI si
sono manifestati presenti l’Abbà e lo Spirito.
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