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Coltivazione canapa a Taranto. In un anno raddoppiano i terreni coltivati

Data: 22/11/2017 - Ora: 13:15
Categoria: Economia

canapa

Coldiretti: necessaria la svolta salva-territorio a Taranto

"Taranto può diventare il distretto della canapa del Sud Italia, fornendo una efficace risposta ambientale all’emergenza creata dall’ILVA. Dalle attività sulla canapa ed in particolare dalla selezione di nuove varietà stanno emergendo applicazioni in campo alimentare, cosmetico e nutraceutico che verosimilmente offriranno nuove possibilità di sviluppo di impresa e l’assunzione di nuovo personale. Può essere coltivata senza alcun impiego di diserbanti e insetticidi. Ha minime esigenze di fertilizzanti e lascia nel terreno una buona dotazione di sostanza organica, rappresentata da una gran parte dell’apparato fogliare, oltre all’abbondante e profondo apparato radicale". E’ uno dei percorsi segnalati dal Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, nel corso del convegno della CISL a Taranto.

E’ boom nella coltivazione della canapa (cannabis sativa) in provincia di Taranto, con un aumento di più del doppio dei terreni coltivati rispetto all’anno scorso a scopo tessile, edile, cosmetico, ecc.. Un vero boom spinto dalle molteplici opportunità di mercato che offre questa coltivazione particolarmente versatile e dalla quale si ottengono dai tessuti ai materiali edili, ma anche olio, vernici, saponi, cere, cosmetici, detersivi, carta o imballaggi. Ma c’è pure il pellet di canapa per il riscaldamento che assicura una combustione pulita.

"Sono sconfortanti i dati – ha continuato il Presidente Cantele - che segnalano un aumento di mortalità a causa dell’esposizione alle polveri industriali, per tumore polmonare e per infarto del miocardio, oltre all’eccesso ritenuto ‘importante’ di patologie respiratorie tra i bambini di Taranto tra 0 e 14 anni su un territorio ferito da una vertenza ambientale senza precedenti. Sul fronte produttivo gravano le stesse preoccupazioni. Forse per qualcuno l’agricoltura, la pesca, il turismo e l’agroalimentare di qualità non sono componenti fondamentali ed essenziali per lo sviluppo della provincia Jonica. Coldiretti non accetta che si perseveri con strategie che non tengano in dovuto conto esigenze e bisogni delle comunità interessate e si costituirà parte civile in tutti i procedimenti tesi ad accertare responsabilità in ciò che è accaduto, per tutelare le imprese agricole che, oltre ad essere coinvolte loro malgrado nella difficile vertenza ambientale che ha ferito duramente il territorio della provincia di Taranto, registrano pesanti perdite in termine di immagine e di reddito".

L’agricoltura jonica, con una superficie totale di 31.657 ettari, riesce a raggiungere mediamente una Produzione Lorda Vendibile di 470 milioni di euro e rappresenta una realtà economica importante per l’intera regione. In pochi anni l’agricoltura jonica, che raggiunge punte di eccellenza nei comparti dell’uva da tavola e da vino, orticolo, agrumicolo e del lattiero-caseario, si è vista riconoscere l’alta qualità dei propri prodotti, legata a storia e tradizioni, ottenendo 6 DOC ‘Aleatico’, ‘Primitivo di Manduria’, ‘Lizzano’, ‘Martina Franca’, ‘Locorotondo’, ‘Colline Joniche Tarantine’ e due IGT ‘Tarantino’ e ‘Valle d’Itria’ per i vini, 1 DOP ‘Terre Tarentine’ per l’olio, 1 IGP per le ‘Clementine del Golfo di Taranto’ e rientrando a pieno titolo, con le sue produzioni, nella lista dei 231 prodotti agroalimentari pugliesi riconosciuti ‘tradizionali’ dal Mipaf.

"Da anni stiamo ripetutamente chiedendo che venga verificato immediatamente l’effettivo stato di salute della catena alimentare – ha concluso il Presidente Cantele – su cui a cicli alterni si gettano pesanti ombre, individuando e rimuovendo gli eventuali problemi laddove venissero riscontrati. E’ un dovere naturale ed un impegno politico consequenziale al progetto di difesa del territorio che è espressione e culla della varietà e qualità dei prodotti agroalimentari. Dovrà essere, però, garantita la massima chiarezza rispetto all’entità reale del problema, al fine di non generare allarmismi nei consumatori e danni irreversibili agli allevatori e agli agricoltori ed evitando che le criticità ambientali di un’area sostanzialmente circoscritta possano ledere l’immagine complessiva della produzione agroalimentare dell’intera provincia".

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