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Islam e Terrorismo. Gli estremismi che vanno combattuti da chi crede

Data: 18/02/2015 - Ora: 11:04
Categoria: Cultura

taliban

Riflessione dopo un mese dall'attacco a harlie Hebdo

Il mondo è stato sconvolto dal tragico attacco terroristico ai danni della redazione di un settimanale satirico francese conosciuto come "Charlie Hebdo" . Il 17 gennaio 2015 persero la vita 12 persone tra cui il direttore Stephane Charbonnier.
Il settimanale era famoso per la sua poca riverenza verso varie religioni,spesso prendeva di mira il Papa, gli ebrei e la figura del profeta Maometto.
I terroristi in seguito spiegheranno il loro folle gesto, sostenendo che il nome di Maometto secondo il testo del Corano, non doveva essere deriso e che la morte era una giusta conseguenza di tal peccato.
Gli uomini che hanno organizzato l'attacco, sono estremisti della religione musulmana: un credo assurdo che va contro la naturale legge della vita umana,questo è quanto molti sostengono ma è possibile "moderare" il proprio orientamento religioso dopo anni di storia dell’Islam? Teorie motivazionali alla base e fattore interpretazione.
«Quello che è accaduto a Parigi, per noi musulmani, è un atto criminale, un attacco terroristico che ci offende tutti. Offende la nostra etica, i nostri valori come musulmani e la nostra religione. Ci sono altri modi per protestare anche se questo settimanale, come tutti sappiamo, faceva spesso dei commenti che offendevano il profeta dell’Islam. Questo, però, non giustifica assolutamente un attacco del genere». (http://156.54.158.99/articolo/crocetta-alla-moschea-di-catania-dialogare-con-l-islam-moderato)
Queste sono le parole pronunciate dall’ imam di Catania Kheit Abdelhafid riguardo l’attacco alla sede di Charlie Hebdo a Parigi. La Sicilia è infatti da secoli una terra simbolo della fruttuosità di una convivenza pluriculturale pacifica che ha dato vita a tradizioni gastronomiche e architetture che tutt’oggi possiamo ammirare e che sono la testimonianza di un tempo in cui cristiani, arabi ed ebrei (le tre religioni abramatiche) facevano parte della stessa collettività.

Esistono davvero dei valori che accomunano l’intera specie umana? C’è chi dice di si, eppure in certi momenti, discorsi sull’uguaglianza e l’ostilità al razzismo sembrano solo delle mere utopie.
La tolleranza e il rispetto dovrebbero essere dei valori condivisi, eppure spesso vengono scavalcati da leggi e modi di pensare che influenzano e manipolano la nostra mente.
Differenziare il morale dall'immorale è una responsabilità troppo grande per il genere umano, ecco dunque che ci si affida al volere divino.
Prendiamo ad esempio il peccato dell’adulterio e facciamo un confronto tra cosa ci insegna il Vangelo e cosa invece enuncia il Corano.

Nel noto passo evangelico di Giovanni leggiamo:
"Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna colta in adulterio. Fattala stare in mezzo, gli dissero: Maestro, questa donna è stata colta in flagrante adulterio. Or Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare tali donne; tu che ne dici?" Egli disse loro: "Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra". Essi udito ciò, e accusati dalla loro coscienza, uscirono uno a uno, cominciando dai più vecchi fino agli ultimi; e Gesù fu lasciato solo con la donna e le disse: "Donna, nessuno dei tuoi accusatori ti ha condannata. Neppure io ti condanno; và e non peccare più"

Nel Corano, sullo stesso argomento troviamo:
"In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso. Flagellate la fornicatrice e il fornicatore, ciascuno con cento colpi di frusta e non vi impietosite nell’applicazione della Religione di Allah, se credete in Lui, e che un gruppo di credenti sia presente alla punizione.
Coloro che accusano le donne oneste senza produrre quattro testimoni, siano fustigati con ottanta colpi di frusta e non sia mai più accettata la loro testimonianza, eccetto coloro che in seguito si saranno pentiti ed emendati. In verità Allah è perdonatore, misericordioso.
Quanto a coloro che accusano le loro spose senza avere altri testimoni che sé stessi, la loro testimonianza sia una quadruplice attestazione in nome di Allah e invochi su sé stesso la maledizione di Allah se è tra i mentitori."

È evidente come il Corano non sia un testo di storia e testimonianze come lo è il Vangelo e, oltre ai principi generali di comportamento, contiene un esplicito regolamento. Infatti, si definisce "Shari’ah" l’insieme delle prescrizioni legali derivanti dalla volontà divina.
Per gli islamici la religione è molto importante e in molti ritengono che la Shari’ah debba essere imposta come legge dello Stato. È anche vero che una percentuale molto alta è comunque a favore della libertà per le altre religioni, ma ciò non regge se la shari’ah, in quanto legge dello Stato, sarebbe applicata a credenti e non. È dunque realmente possibile l’esistenza di un islam moderato?

Forse si, ma è solo in riferimento al fattore interpretazione che fa sì che alcuni passi del Corano possono e sono spesso visti più che come norme, dei principi simbolici sul quale basare i propri comportamenti. Riprendendo ad esempio la dura condanna per l’adulterio, la regola dei quattro testimoni oculari, risulta essere pressochè impossibile da applicare e non viene dunque presa in considerazione, anche se purtroppo la lapidazione rimane una pratica ancora utilizzata. (http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/isis-nuovo-video-shock-donna-lapidata-dal-padre-per-adulterio_2074844201402a.shtml)
Allo stesso modo, la Gihad (guerra santa) può essere intesa non come azione bellica ma come un pacifico confronto culturale e di propaganda religiosa.

A mio parere, esiste già un Islam moderato e di conseguenza anche una parte estremista che preferisce prendere alla lettera le scritture del Corano, ma come ho già detto, ciò è solo dovuto ad un modo di intendere le cose. Se riflettiamo a riguardo infatti, sorge spontanea la domanda su chi ha il compito di interpretare le sacre scritture. Nella religione cristiana è evidente l’esistenza di una gerarchia di poteri a cui spetta il compito dei sacramenti e della diffusione della parola di Dio, ma tra i musulmani non esistono dei veri e propri preti, ma solo dei rappresentanti che godono di prestigio all’interno di una comunità e che in realtà esprimono orientamenti personali che non è detto siano condivisi da tutti.
Ad esempio, per quanto riguarda il velo islamico, sono diffusi pareri diversi eppure tutti sono detti attenenti al Corano. È dunque a causa di questa libera interpretazione che Bin Laden si è sentito in diritto di proclamare la Gihad contro gli americani assicurando il paradiso ai suoi seguaci.

Si potrebbe dire dunque che alla base del terrorismo esistono dinamiche intergruppo legate a stili di leadership che fanno leva sul potere delegato da Dio.
Le teorie per il cambiamento degli atteggiamenti devianti fanno riferimento a una maggiore comunicazione/persuasione che vada a riformulare i principi motivazionali propri del soggetto.
In questo caso è evidente che appoggiarsi ai teoremi classici del comportamentismo sull’efficacia degli incentivi e su sistemi di meriti e punizioni in risposta ai comportamenti – l’equivalente dell’utilizzo di armi e la dichiarazione o minaccia di guerra - oltre che essere controproducente, sarebbe offensivo nei confronti di una comunità devota ai propri principi, producendo così un impatto negativo sul risultato globale.
Piuttosto in questo caso bisognerebbe puntare su un approccio basato sulla motivazione interna, sull’esigenza di dirigere la nostra vita e sul desiderio di fare le cose perché hanno un senso che sia autodeterminato e non imposto. Creare situazioni che possano permettere a questa gente di poter guardare le cose da più punti di vista è secondo me la giusta arma contro il terrorismo e l’intolleranza.
A ognuno la sua.

Autore: Susanna Conte - Irene Leo

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